Caso Santanchè: la giustizia italiana congela l’udienza della ministra del Turismo fino a febbraio

L’udienza preliminare del caso Santanchè, che indaga la ministra del Turismo Daniela Santanchè per presunta frode contro l’INPS, è stata rinviata a febbraio 2026. Il termine di prescrizione è sospeso.

Il processo giudiziario contro Daniela Santanchè, ministra italiana del Turismo e imprenditrice, è entrato in una nuova fase di stallo. La giustizia ha deciso di “congelare” l’udienza preliminare fino a febbraio 2026, sospendendo anche il termine di prescrizione.

La ministra è accusata di frode aggravata ai danni dell’INPS nel caso Visibilia, che riguarda circa 126.000 euro di sussidi di disoccupazione indebitamente percepiti durante la pandemia di Covid-19. Secondo la Procura, 13 dipendenti risultavano “a zero ore”, pur continuando a lavorare da casa.

Strategia della difesa e tempi processuali

La difesa di Santanchè, guidata da un nuovo avvocato, sostiene che nel fascicolo siano presenti messaggi privati ottenuti senza autorizzazione parlamentare, rendendo tali prove “inutilizzabili”.
Il rinvio, secondo il tribunale, mira a garantire il pieno diritto di difesa e un tempo adeguato per l’esame del materiale probatorio. Tuttavia, la decisione suscita critiche sulla lentezza della giustizia italiana, soprattutto nei casi che coinvolgono figure pubbliche.

Rischio di prescrizione e fiducia pubblica

La Procura ha avvertito che i continui rinvii potrebbero portare alla prescrizione del reato, chiudendo il caso prima della sentenza definitiva. Sebbene la prescrizione sia sospesa, i “congelamenti” ripetuti minano la fiducia dei cittadini nel sistema giudiziario.
Dal punto di vista politico, il caso è seguito con attenzione dal governo e dal partito Fratelli d’Italia della premier Giorgia Meloni. Alcuni alleati ritengono che, se la ministra dovesse andare a processo, dovrebbe dimettersi per tutelare l’immagine del governo.

Durata ragionevole del processo

La Costituzione italiana (art. 111) e la Convenzione Europea dei Diritti dell’Uomo garantiscono il diritto a un processo in tempi ragionevoli. Tuttavia, i rinvii successivi mettono in discussione tale principio.
Durante l’udienza, i pubblici ministeri hanno sottolineato che “la giustizia non può essere rinviata all’infinito”, evidenziando il rischio di impunità e di logoramento istituzionale.

Peso politico e ripercussioni

Il caso Santanchè ha una forte risonanza politica in Italia. Oltre a questo processo, la ministra è coinvolta in altre indagini, tra cui un presunto falso in bilancio nelle sue società.
Poiché il caso riguarda fondi pubblici utilizzati durante la pandemia, ogni nuovo rinvio suscita preoccupazione sia tra l’opposizione che nella maggioranza. L’episodio aumenta la pressione sul governo Meloni, impegnato a mantenere un’immagine di integrità.

Cosa succede ora

La prossima udienza è fissata per febbraio 2026, quando il giudice deciderà sull’ammissibilità delle prove e sulle questioni preliminari che determineranno se il caso andrà a processo.
Nel frattempo, la prescrizione rimane sospesa, impedendo che i ritardi avvantaggino automaticamente gli imputati. Se il processo dovesse protrarsi, potrebbe riaprirsi il dibattito sulla riforma della giustizia penale italiana e sui limiti legali della prescrizione.

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