Le militari spagnole ispirano una nuova generazione: “Chi vuole, può”

In un incontro simbolico e ispiratore a Madrid, ufficiali delle Forze Armate spagnole hanno invitato le giovani donne a infrangere le barriere nel settore militare. Sotto il motto “Chi vuole, può,” il panel ha messo in evidenza i progressi, le sfide e l’urgenza di nuove politiche per raggiungere la parità di genere nelle forze armate europee.

L’auditorium di Madrid era gremito, ma ciò che si è ascoltato lì ha risuonato ben oltre i confini spagnoli. Otto donne militari spagnole, provenienti da diversi corpi delle Forze Armate e dall’Unità Militare di Emergenza (UME), sono salite sul palco non solo per raccontare le proprie storie, ma per lanciare un messaggio diretto alle nuove generazioni: “la que quiere, puede” — chi vuole, può.

Un messaggio che, pur potendo sembrare un semplice motto motivazionale, si è rivelato un grido di riconoscimento e uguaglianza. In un momento di ristrutturazione della difesa europea e di crescenti tensioni internazionali, il ruolo delle donne nelle forze armate assume un nuovo significato.

In Spagna, dove il tema affronta ancora barriere simboliche e pratiche, questo appello è suonato come un invito all’azione.

Un invito all’azione a Madrid

Una farmacista di alto grado, una pilota da caccia, veterane dell’artiglieria, della marina e della medicina aerospaziale. Il panel organizzato da Artículo 14 ha riunito profili diversi ma percorsi simili: donne che hanno dovuto dimostrare, più volte, che la competenza non ha genere.

Oltre a condividere successi, il gruppo ha discusso le difficoltà di conciliare carriera militare, vita personale e aspettative istituzionali. Sebbene affermino di non aver subito discriminazioni dirette, le partecipanti concordano sul fatto che le strutture di potere e promozione restano fortemente maschili.

“Seguire una carriera militare richiede più del coraggio — richiede sostegno e un cambiamento culturale”, ha riassunto una delle ufficiali.

Tra conquiste e sfide

La colonnella Beatriz Puente ha sottolineato che “c’è tempo per tutto”, difendendo l’equilibrio tra vita privata e dovere militare. La tenente di vascello María Porras ha evidenziato i progressi nelle politiche di flessibilità e congedo di maternità.

Per la sergente Verónica Restrepo e la tenente colonnello Rodríguez, entrare in unità come l’UME richiede vocazione e resilienza — qualità che, secondo loro, devono ancora essere pienamente riconosciute a livello istituzionale.

Nonostante i progressi, la situazione rimane diseguale. Secondo l’Unione Europea, le donne rappresentano solo il 10% del personale militare negli Stati membri e le posizioni di comando restano prevalentemente maschili.

Un contesto europeo in trasformazione

Il dibattito sul genere nelle forze armate emerge in un momento di profonda trasformazione continentale. La guerra in Ucraina ha riacceso la discussione sul servizio militare, spingendo diversi paesi a ripensare i propri modelli di reclutamento, ora con una prospettiva più inclusiva.

La Danimarca, ad esempio, ha stabilito che dal 2025 anche le donne saranno obbligate a partecipare al processo di selezione per il servizio militare. La decisione mira a garantire parità di doveri e diritti, rafforzando la coesione sociale e strategica.

A Bruxelles, invece, la Commissione Europea punta sul piano Readiness 2030, che prevede fino a 800 miliardi di euro di investimenti nella difesa europea, includendo obiettivi di diversità e parità di genere tra i criteri di modernizzazione.

Misure concrete in agenda

Il panel spagnolo ha ribadito che il messaggio “chi vuole, può” deve essere accompagnato da azioni strutturali. Tra le proposte emerse:

  • Sostegno istituzionale: politiche di congedo, reintegrazione e orari flessibili.

  • Formazione culturale: corsi contro i pregiudizi e promozione della leadership femminile.

  • Monitoraggio dell’impatto: trasparenza nei criteri di promozione e parità salariale.

  • Standardizzazione europea: regole comuni di reclutamento e condizioni di lavoro che favoriscano mobilità e coesione.

Secondo le partecipanti, queste misure sono la chiave per trasformare l’ispirazione in azione e garantire che il futuro della difesa europea sia davvero inclusivo.

Il futuro della difesa è anche femminile

Si intravedono segnali di cambiamento, seppur graduali. Il Parlamento Europeo ha pubblicato studi che riconoscono i benefici della presenza femminile nelle aree strategiche di sicurezza e diplomazia. Tuttavia, come ha osservato una delle ufficiali durante il panel, “la struttura deve volerlo tanto quanto coloro che credono in essa”.

L’evento di Madrid ha sintetizzato proprio questo spirito: la convinzione che le prossime generazioni di donne — spagnole, europee e oltre — non chiederanno più spazio, ma lo conquisteranno con competenza, coraggio e determinazione.

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